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| ALLOCUZIONI DEI FRATELLI | |
Dalla Cancelleria Internazionale per il Santo Natale
2011
Carissimi Fratelli e Sorelle, tra poche ore si rinnoverà
il miracolo della nascita di Nostro Signore Gesù. 25
Dicembre 2011: ecco un nuovo Natale fatto di alberi
dall’altezza vertiginosa (c’è perfino una classifica
sull’albero più alto esposto in luoghi pubblici e di
culto!), di luci, di colori ma quel che è peggio di
tanti, troppi cuori “vuoti”. Si dice “Non è più il
Natale di una volta….” Ed è vero! Tutto a cominciare dal
significato religioso e morale di questa festività si
sta spegnendo lentamente. Restano i pacchi colorati
(pochi per la verità ma sempre e solo per gli stessi che
sono stati abituati ad averne pochi!), le cene
tradizionali, i pranzi e restano i poveri che mai come
quest’anno sembrano ricordare le figure delle favole
tradizionali. Ma nelle favole di oggi, il lieto fine è
molto raro e, nonostante il lusso rutilante per pochi
“eletti”, la frase “e vissero tutti felici e contenti!”
è veramente per pochi.
Ma poiché il Natale deve essere una Festa di felicità,
cerchiamo, carissimi, di ritrovare un sorriso, almeno
per qualche ora, per qualche giorno: leviamo dal cuore
un po’ di infelicità, di preoccupazioni, di domande: “E
domani?”. Cerchiamo con fatica di costruircelo questo
domani, di renderci migliori, di assomigliare, negli
intenti, nella purezza d’animo che sempre citiamo nelle
nostre cerimonie, ai nostri antichi Fratelli! Se
impareremo a lavorare insieme, senza pensare sempre alla
croce “più bella”, a quei piccoli o grandi moti di
invidia che ci rendono insopportabili, ad aiutarci, come
abbiamo promesso, forse, anzi ne sono certa, qualcosa
cambierà. Proviamoci, proviamoci, proviamoci ancora.
Vi lascio con un grande e sincero augurio: che questo
Natale, del quale dovremo cercare di ritrovare pace e
serenità, sia per tutti noi e per le persone che abbiamo
incontrato sulla nostra strada e che ancora incontreremo
e che hanno avuto bisogno di noi e che ancora ne
avranno, sia perfetto, sia dolce, pieno di speranza e di
volontà a far sempre meglio.
Grazie a tutti voi e ancora BUON NATALE. Sr.
Floriana
Un caro saluto ed un Abbraccio a tutti i
Fratelli dell'Ordine
Fr. Alberto Zampolli
Per Grazia di Dio e per il Volere dei
Fratelli Maestro dell'Ordine Templare O.S.M.T.J.
| Lettera aperta ai Fratelli dell'Ordine dalla Commenda Neapolis | Santa Pasqua 2008-890 Altissima Eccellenza, la presente quale lettera aperta per i miei amatissimi Fratelli e Sorelle in Cristo a cui auguro una Serena e Felice Santa Pasqua 2008. Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo quanto sta ultimamente accadendo a noi ed al nostro amatissimo Ordine dimostra con palese evidenza una evoluzione temporale alla quale noi tutti siamo partecipi. In questi anni l’Ordine ha dimostrato attraverso tutte le sue straordinarie attività di poter raggiungere mete che prima erano considerate irraggiungibili. Oggi vantiamo un altissimo numero di iscritti, un corpo di volontari per l’assistenza civile,un corpo di docenti universitari specializzati in Storia Templare, un numero elevatissimo di assistenti spirituali-religiosi, i quotidiani, televisioni, riviste parlano di noi. Questo è oggi il nostro Ordine! Chiaramente questo è anche il frutto di uno zelante e abnorme lavoro a cui abbiamo contribuito tutti noi ma in modo particolare il nostro Gran Maestro ed il nostro Gran Cancelliere Internazionale che hanno, più, di tutti donato la loro stessa esistenza affinché questa meravigliosa creatura arrivasse nel punto e nel luogo in cui si trova dopo decenni ed anche secoli di buio e speranze deluse. Carissimi Fratelli, questa è per noi una pagina di Storia a cui tutti abbiamo il diritto-dovere di partecipare attraverso il nostro contributo non lasciando il campo alle ingiuste cattiverie e dicerie che alcuni fomentano, talvolta anche tra noi, ricordiamoci che “erano fra noi ma non erano con noi” Tanti di noi hanno avranno certamente letto l’allocuzione del nostro amatissimo Gran Maestro dal quale emergono parole di amarezza e rimprovero verso coloro i quali hanno forse tentato di rappresentare il proprio malcontento nella maniera meno adeguata, “attaccando” l’Ordine ed il Suo operato con il ben collaudato sistema della “vox populi” di cupa memoria. Ebbene, non permetteremo tutto ciò! Il nostro Gran Maestro, come il nostro Gran Cancelliere, non hanno mai negato a nessuno di noi la loro più assoluta disponibilità, talvolta pagando a loro stesse spese i nostri errori. Qualcuno di noi ha superficialmente ed artatamente attaccato la Cancelleria, indicandoLa come responsabile di quelle piccole pecche relative a Protocolli di Cerimonia o addirittura dell’analisi dei postulanti, dimenticando che fondamentalmente l’Ordine e’ supportato dal contributo costante e lodevole della nostra Sorella Cancelliere alla quale va la nostra più alta stima e considerazione e che, come fatto notare nell’allocuzione Pasquale, proprio alcuni di questi piccoli errori non sono quasi mai “imputabili”, se possiamo così dire, alla Cancelleria ma a nostre iniziative e a mancanza di esperienza quando veniamo demandati ad incarichi per le prime volte. Da considerare, inoltre, che l’ammissione o meno dei Postulanti, e per Postulanti si intendono proprio tutti i Postulanti, non dipende esclusivamente dalla Cancelleria e che, in ogni caso, non è consentito ad alcun Fratello che non sia dell’Alto Magistero o del Supremo Consiglio dell’Ordine, interferire con le decisioni dell’Ordine. Ciò che l’Ordine decide è dovere di ogni buon Fratello rispettare anche se alcune volte non è conforme al nostro pensiero. Ricordiamoci sempre che l’Ordine ha sempre le Sue buone ragioni nelle scelte, come ha più che ampiamente dimostrato. Certamente in un momento storico tanto consistente, l’ingresso in seno all’Ordine di ben 15 Fratelli Cappellani, ha suscitato alcune incertezze e incomprensibili considerazioni che saranno valutate nelle sedi e nei luoghi di fraterna competenza che sono preposti proprio a ciò. Ricordiamoci che esistono, all’interno dell’Associazione Templare O.S.M.T.J.-G.P.L.I., ben due Associazioni Cattoliche riservate ai Fedeli Fratelli Professi e ai Fratelli Consacrati. Concludo facendo appello al nostro comune senso di Fratellanza ed al nostro Amore Fraterno, affinché certe problematiche possano trovare nella ragionevolezza le risposte che in fondo cerchiamo. Consiliorum Domus Particeps Comm. Fr. Nicola Barbatelli | Dalla CANCELLERIA Internazionale | Santo Natale 2007 a.D. - 889 a.O. Cari Fratelli e Sorelle, è pronto in tutti noi il “cassetto” dove archiviare anche il 2007. C’è chi vi riporrà i ricordi con cura, come per si fa per conservare dei preziosi merletti, perchè non si sciupino, non ingialliscano e conservino i colori e perfino gli odori delle piacevoli sensazioni provate, ma, purtroppo, ci sarà anche chi i ricordi, in quel cassetto, li scaglierà con rabbia, sperando che qualche “tarlo” li consumi, portandosi via dolori e disagi. E allora, spesso, si passa a redigere il famoso “bilancio” personale (e non solo quello economico), davanti al quale nessuno di noi può né mentire, né tentare di dare una veste diversa alla realtà. Anche l’Ordine, un insieme di cuori pulsanti e di anime, ha splendidi ricordi da conservare e ricordi da gettare in quel famoso cassetto, come l’atteggiamento di alcuni fratelli, che avendo deciso di non condividere più con noi ideali e fatica, si sono allontanati (o sono stati allontanati) gettando, in qualche caso, fango sull’Ordine e sui suoi componenti, guardandosi bene dal motivare in modo chiaro le loro azioni e nascondendosi dietro una fin troppo comoda vigliaccheria (mi scuso per il termine ma è l’unico che rende bene l’idea delle azioni compiute). Ricordiamo tutti ciò che dice Giovanni: “Erano fra noi ma non erano con noi!”. Ma il bilancio che esce da questo 2007, che ci sta lasciando in una situazione generale non facile, è per l’Ordine altamente positivo. Tante le cose fatte, tante le persone aiutate, altri nuovi Fratelli accolti con gioia. Alcuni anni orsono, già dalla gestione svizzera dell’Ordine tutto, si chiedeva ai Fratelli di riconoscersi singolarmente in un proprio motto, che li avrebbe accompagnati in tutto il loro percorso, apparendo perfino sulle loro carte da lettera o sui biglietti da visita; questa tradizione si è persa con il tempo. Qualche giorno fa, ricordando appunto questa circostanza, ho pensato che sarebbe bello ripristinarla e ho deciso che il mio motto personale, d’ora in poi sarà: “Io ci credo!”. Questa scelta è facilmente motivabile: non è altro che la realtà della mia appartenenza all’Ordine ed è ciò che mi spinge a voler sempre meglio operare. Spesso vengo assalita da momenti di sconforto quando vedo e sento, purtroppo ancora oggi, dubitare dei propri Fratelli e in qualche caso anche del Magistero; dubbi che alcuni non riescono a fugare perchè preferiscono indulgere in valutazioni personali senza chiedere spiegazioni, magari usando quel che di peggio può scaturire dall’animo umano: pettegolezzo e maldicenza, e, nel pettegolezzo, può esserci l’informazione maligna, che diventa un’arma, a volte anche efficace, nelle mani di chi ha risentimenti, invidia e rancori e la sa usare come il famoso venticello…. Quello che oggi chiedo a tutti i Fratelli è di “crederci” fermamente e se qualche dubbio li assale, chiedere, chiedere e ancora chiedere spiegazioni, senza lasciare che il proprio cervello si impegni in voli pindarici che spesso fanno vivere un disagio latente che sfocia poi nell’allontamento dall’Ordine. Termino qui per lasciare spazio a tutto quel mare di Auguri che desidero raggiunga voi e i vostri cari; vi auguro, cari Fratelli e Sorelle di vivere un quieto Natale, nella serenità delle Vostre case, o sulle piste innevate di qualche bella montagna italiana o distesi al caldo sole di qualche mare tropicale. Ma ovunque vi troverete non tralasciate di inviare un pensiero o dedicare una piccola preghiera a chi non è fortunato e per il quale il Natale non è altro che un’ennesima giornata di fatica di vivere o di malattia. Ed infine, per salutare questo 2007, non troppo simpatico in verità, un augurio pieno di “bollicine” (spumante o acqua minerale, fa lo stesso!), le stesse bollicine che Vi auguro di trovare in ogni secondo, minuto ed ora del nascente 2008. Con tanto, tanto affetto, Sr. Floriana | Dal BALIVATO Centro-Sud Italia | Terre d'Italia, 12 Dicembre 2007-889 Carissimi Fratelli dell'Ordine, ho chiesto l'autorizzazione a S.E. il Lt.Gran Maestro di poter usufruire di questo spazio sul nostro comune sito internet per rivolgere a Voi tutti ed ai vostri cari un sentito e Fraterno Augurio per l'imminente Santo Natale. Molti tra voi avranno certamente saputo che il Signore mi sta sottoponendo ad una nuova ed inaspettata dura prova nel campo professionale, cosa che mio malgrado ha rallentato non poco le mie attività per l'Ordine. Di questo e per questo vi chiedo scusa, soprattutto se negli ultimi tempi posso aver manifestato poca attenzione a comunicazioni, iniziative ed in generale ai miei Fratelli (soprattutto verso le Nobili Terre del Sud), ma sto sperimentando in prima persona quella strana ed apparentemente egoista equazione secondo cui "è difficilissimo dedicarsi ad altri o ad altro senza prima esserti messo in condizione di poterlo fare al meglio". Si scopre quindi che la frase del nostro Lt.GM "occorre portare il Templarismo nella vita profana e non il contrario" è in realtà la nostra "prova massima" al pari di un'antica iniziazione e, come tale, ardua. Ma, per onorare il Mantello che indossiamo e la memoria degli antichi Cavalieri dai quali traiamo ispirazione, riuscire nell'intento di applicare questa regola farebbe la differenza! L'Ordine sta attraversando un momento storico forse unico: per dirla in termini giornalistico - politici, "il vento sta cambiando", e questa volta assolutamente in positivo. Anni di attesa, inquietudini ed alternanza di entusiasmi e delusioni, presto potrebbero trovare una preziosa giustificazione, quasi il Cielo avesse voluto temprarci e prepararci a qualcosa di grande e, soprattutto farcelo meritare ed assaporare con orgoglio, onore e soddisfazione. Certo di poterVi presto riabbracciare tutti nel nome del Signore, ma anche della Fratellanza e dell'Amicizia che ci distingue, quest'anno ho pensato di dedicare i miei Auguri proprio a quel passato che oggi sembrerebbe in via di riabilitazione, in memoria delle migliaia di Cavalieri Templari che difesero la Fede ed i propri ideali fino all'estremo sacrificio. L'infamia e l'onta né avevano per secoli offuscato l'onore e la gloria. Ho quindi realizzato un piccolo cortometraggio che spero faccia sentire tutti noi orgogliosi, fieri e proiettati con convinzione verso il futuro. >CLICCA QUI PER IL VIDEO< (è necessario attivare l'audio del pc) Buon Santo Natale e Felice Anno Nuovo! Fr.Germano Assumma AGGIORNAMENTI - il Balivato in collaborazione con il Mandatum Historiae Templi sta realizzando una monografia che, su autorizzazione del Magistero, potrà fungere anche da "vademecum" per i nuovi Chevaliers de l'Ordre. - per gli appassionati di Storia, Archeologia e Mistero, è stato varato il progetto "I Viaggi del Mistero", una serie di itinerari turistico - culturali alla scoperta di luoghi conosciuti ma la cui storia ufficiale ha "dimenticato" alcuni aspetti senza dubbio interessanti. Cliccando qui, potrete scaricare il programma del prossimo tour. I COSTI (RIDOTTI AL MINIMO NECESSARIO PER GARANTIRE UNA QUALITA' ACCETTABILE), SONO INFERIORI ALLE MEDIE DI MERCATO, QUINDI -PER FAVORE- "I SOLITI IGNOTI" SI ASTENGANO DAL FORMULARE LE RIBOLLITE TEORIZZAZIONI SU SUBDOLI GUADAGNI O INTERESSI. ALTRE REALTA' STANNO ADERENDO ALL'INIZIATIVA CON VIVA SODDISFAZIONE, NELLA SERENA CONSAPEVOLEZZA CHE UN SERVIZIO RESO ATTRAVERSO ELEMENTI ESTERNI (PULLMAN, HOTEL, RISTORANTI, GUIDE, INGRESSI, ECC.), NON POTREBBE ESSERE GRATUITO. QUINDI OGNI "BATTUTINA" (COME AVVENUTO IN PASSATO) SERVIREBBE ESCLUSIVAMENTE A MASCHERARE UNA PROPRIA INDISPONIBILITA' A PARTECIPARE, TENTANDO DI CONVINCERE ANCHE ALTRI A NON FARLO. | Benvenuto a Mons. Diego Coletti | Terre d’Italia 28 Gennaio 2007 a.D. - 889 a.O. L'Ordine O.S.M.T.J. porge il Suo Benvenuto a S.E. Mons. Diego Coletti, Vescovo della Diocesi di Como Chi è Mons. Diego Coletti?
Sua Ecc.za Mons. Diego Coletti è nato a Milano il 25 settembre 1941. Entrato in seminario nell'autunno del 1960 a Milano, dopo il liceo classico (frequentato al liceo Parini), viene ordinato Presbitero della Diocesi di Milano il 26 giugno 1965. Sempre nello stesso anno consegue la licenza in Teologia a Milano e, dal 1965 al 1968, è studente del Seminario Lombardo presso la Gregoriana di Roma. Dal 1968 al 1972 è docente nei Seminari Milanesi e nel 1972 ottiene anche il dottorato in Filosofia alla Gregoriana. Dal 1972 al 1983 è rettore della comunità di Teologia nei Seminari Milanesi e Verbalista della Conferenza Episcopale Lombarda. Nel 1983 viene nominato assistente di studio del cardinal Martini per la preparazione del Convegno dì Loreto. Nell'anno 1984-85 è Assistente diocesano dell'AGESCI e, dal 1985 al 1989, assistente diocesano e regionale (Lombardia) dell'Azione Cattolica, nonché Segretario del Consiglio Presbiterale Diocesano. Dal 1989 al 2000 è rettore del Pontificio Seminario Lombardo, mentre dal 1991 svolge il compito di Consultore della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata, nella sezione degli Istituti Secolari. Negli anni 1996-2000 è presidente dell'ARCER (Associazione dei Rettori dei Collegi Ecclesiastici di Roma), dal 1997, infine, è assistente Nazionale Generale dell'AGESCI. È stato consacrato vescovo di Livorno il 13 gennaio 2001 da Sua Emin.za il Cardinale Martini. È stato nominato Vescovo Delegato per i Seminari e le Vocazioni dalla Conferenza Episcopale Toscana oltre che per la Facoltà Teologica dell'Italia Centrale. La C.E.I. lo ha eletto Membro della Commissione Episcopale per il Laicato. La Sua è stata una Missione Pastorale dedicata, soprattutto, alla educazione dei Giovani e alla preparazione e Formazione dei Laici e dei nuovi Preti. Questo è l'Uomo di Dio inviato a guidare il Popolo Cristiano della Diocesi di Como ed il 28 gennaio viene accolto nel grembo della Comunità Comasca. Siamo certi che con queste credenziali, Mons. Diego Coletti sarà il perfetto interlocutore culturale e teologico per ogni Cristiano e per ogni Cavaliere Templare della Diocesi di Como. Un forte abbraccio in Cristo a Lui, dai Fratelli dell'Ordine.
Che la luce di Nostro Signore sia sempre con tutti noi. LtGM Fr. G.C.C.C. Alberto Zampolli | Dal Magistero | Terre d’Italia 13 Gennaio 2007 a.D. - 889 a.O. Amatissimi Fratelli e Sorelle, Come ogni anno, vicini alla scadenza solare della nostra appartenenza all'Ordine Sovrano e Templare O.S.M.T.J., i soliti e ben noti artisti dell'infamia si peritano di propinarci le loro solite trite e ritrite, oltrecché contorte, elucubrazioni di menti malate e fuorovianti. Nascono così racconti e favole fantastici che parlano di Tempio di Cristallo, di Maestri Segreti ed occulti, di Anno Buono, di ritorno alla Luce, di "volemose bene", di calunnie vere e false, di racconti fantasiosi, di ricatti inventati di sana pianta, di fratellanze "sotto la croce", di promesse "sotto la croce" e chi più ne ha più ne metta. Gli autori di codeste stragi mentali, le loro, sono sempre i soliti: fuoriusciti, espulsi, sedicenti, falsi maestri ma veri idioti, ex amici, nervosi individui sudaticci che telefonano ad alcuni Fratelli molto più spesso di quanto essi possano desiderare e sopportare, etc. Tutto questo nel tentativo di creare disordine e disgregamento nell'Ordine O.S.M.T.J. Si inventano anche favole che rivestono indubbiamente caratteristiche tali da dover richiedere anche vie legali; infatti si diffondono notizie diffamatorie sia dell'Ordine che delle Persone. Alcune volte ci si dovrebbe chiedere il perchè di questo accanimento e di queste "bufale" che fanno circolare. Ci provano con le solite calunnie inventate di sana pianta rivolte all'Ordine O.S.M.T.J., dal Belgio all'Italia, ed ai Suoi Rappresentanti tirando fuori discorsi triti e ritriti che mai nulla hanno avuto di vero o di realmente accollabile all'Ordine. La risposta è lapalissiana: l'Ordine, nella Sua Completezza, Regolarità, Continuità, Correttezza, Chiarezza, Trasparenza, Onestà e Bellezza, è una Realtà insopportabile! Mai come dal 2002, anno di registrazione ufficiale dell'Ordine anche in Italia dopo la Francia nel 1804, in Belgio nel 1932, in Svizzera nel 1976, l'Ordine ha iniziato una vera e decisa ascesa che lo ha portato a diversi Riconoscimenti e ad una Operatività fin'ora sconosciuta e questo grazie all'operatività ed al numero elevato e selezionato dei propri Chevaliers de l'Ordre. Quindi, cari Fratelli, lasciamo pure che gli incantatori di serpenti, ma serpenti loro stessi, tentino le loro vie traverse e lavorino "under the table", lasciamoli usare tutta la loro corda e che buon pro faccia loro. Sono talmente sciocchi, stolidi ed ottusi che non comprenderanno mai, in ogni caso, che le loro azioni sono fini a loro stesse e questo malgrado ne vedano i deludenti risultati. Certo che la speranza è l'ultima a morire e loro ne sono la prova vivente. Cari signori, per modo di dire, L'Ordine è l'O.S.M.T.J. e tale sempre sarà malgrado voi e malgrado i vostri inutili e futili tentativi di disgregazione sempre falliti e che sempre falliranno. Maestri Segreti romani e pavesi, Templi di Cristallo Napoletani, ultimi esponenti di sette segrete di Sion romane, burattinai Scozzesi o Pavesi nascosti e massoni, maniaci sessuali, malati di protagonismo, inviati Piemontesi da "stati esteri", integralisti finti ma veri insulsi, infiltrati per conto di "organizzazioni le più segrete ed innominabili" e chi più ne ha più ne metta, questi sono gli ingredienti veri di queste "squadre di attacco". Dovremmo davvero averne paura e temerle? Ma per cortesia! Il giorno in cui li dovessimo temere allora sì che sarà davvero la fine! Dell'Intelligenza! Un Caro saluto ed un Triplice Fraterno Abbraccio a tutti i Fratelli. Che la luce di Nostro Signore sia sempre con noi. LtGM Fr. G.C.C.C. Alberto Zampolli | Comm. Fr. Germano Assumma - Balivo delle Terre del Centro-Sud Italia | Terre d’Italia 01 Gennaio 2007 a.D. - 889 a.O. Allocuzione del Fr. Germano Assumma Balivo delle Terre del Centro-Sud italia Perché….? Un domanda semplice, forse insulsa nella sua semplicità ed inflazione, ma l’unica che possa richiedere una risposta interrogativa, interlocutoria ed al contempo riflessiva, priva cioè di una necessaria sentenza. Ancora una volta sono qui a chiedere a me prima ancora che a “Noi Fratelli”, quali siano state le reali motivazioni che portarono dei profani a perpetrare la scelta di essere investiti Cavalieri Templari. La riflessione su cosa avrebbe rappresentato tale passo e nei relativi cambiamenti di cui avremmo goduto dal giorno successivo. So bene che questa mia considerazione non suonerà nuova a molti, ma ancora una volta assisto a gesti e comportamenti che, oltre a suscitare un vivo e sincero senso di dispiacere, rinnovano una ricerca del famoso “perché”… Non mi stancherò di ripetere che l’essere Templare è una vocazione interiore prima ancora che una ricerca di qualcosa che giunga dall’esterno. Le culture orientali ci insegnano come la meditazione e la preghiera debbano nascere dentro di noi, comprese, contemplate, maturate e credute nella Fede e solo allora proiettate verso l’esterno. Il ben noto “conosci te stesso e conoscerai il mondo”, si ritrova nel senso di ricerca di Dio che si rispecchia in ognuno di noi nella “…Sua immagine e somiglianza…”. La scelta di divenire Templare è quindi sostanzialmente incorretta se analizzata da un punto di vista puramente esteriore. Noi siamo Templari, o comunque con uno spiccato senso di cavalleresca umanità, forse sin dalla nascita. Quante volte da profani siamo intervenuti per sedare una lite, per indurre al ragionamento i contendenti; quante volte abbiamo teso la mano ad un amico o ad uno sconosciuto in cerca di un nostro aiuto di una nostra parola di conforto; quante volte, ancora, abbiamo letto libri o visto film di epopee cavalleresche, desiderando di incarnare quei paladini dell’onore, della giustizia e della Fratellanza… Ecco! Ad un certo punto della nostra vita, troviamo un gruppo di persone che ad onor del vero si definisce Ordine Templare sulla base della più accreditata discendenza oggi dimostrabile. Abbiamo dunque la possibilità di sentirci Templari vicino ad altri come noi. Un Templare di spirito tra altri Templari di spirito. E non interessa se nel nostro paese occorrerà usare la versione “francesizzata” di Chevalier perché non riconosciuti come Cavalieri di uno Stato sovrano; non interessa se molti dei nostri Fratelli non saranno in possesso di titoli altisonanti, ricchezze e professioni di alto livello; non interessa cercare da altri risposte di cui nemmeno siamo ancora in grado di formularne le domande a noi stessi; neanche verrebbe spontaneo porsi l'interrogativo se questo sia o meno l’Ordine "giusto". Questo perché con la nostra Investitura, a noi dovrebbe bastare l'essere riconosciuti Cavalieri e Templari da coloro che poi considereremo Fratelli, esattamente come accadeva nell'antichità. Nel Medioevo che tanto ci affascina, un Cavaliere poteva nominarne un altro per tanti motivi e secondo un proprio insindacabile giudizio (…e responsabilità…) anche in mezzo ad una strada di campagna: colui che veniva investito di tale onore non si curava certo della struttura che era alle spalle di quel Cavaliere. Era onorato e basta. La gente da quel momento lo riconosceva come Cavaliere più dai comportamenti e dal Codice adottato che dal blasone ostentato. I primi Templari si riunirono privi di qualsiasi riconoscimento, semplicemente proponendosi come gruppo scelto, con una propria filosofia, un proprio Credo e con obiettivi ben definiti nel comune interesse dell'epoca. Il benestare della Chiesa e dei regnanti giunse molti anni dopo, ma nel primo periodo nessun appartenente osò mettere in dubbio la bontà di ciò che stava facendo. La stessa Massoneria, tanto odiata e tanto amata, nella storia ha basato il proprio “potere” sul senso di libertà rispetto a qualsiasi sorta di riconoscimento. Ad oggi infatti, non esiste alcuna Nazione (con unica eccezione di Israele che la contempla negli Statuti Costitutivi) che riconosca ufficialmente un’istituzione massonica. Eppure, anche in un contesto così distante dalla realtà Templare, quando si formarono i primi gruppi muratori, nessun adepto si sognò mai di avanzare dubbi sulla consistenza del progetto. E questi primi... erano davvero muratori e carpentieri. I primi Apostoli seguirono un uomo carismatico (che nel mondo odierno verrebbe forse additato come un pazzo, un eccentrico o, nella migliore delle ipotesi come un santone), senza sapere che in futuro quell’uomo, Gesù Cristo, sarebbe stato riconosciuto come Figlio di Dio dalla maggiore religione del mondo. Essi morirono per Lui, sì, ma ancor di più per la Fede (leggi anche “fiducia”) che in Lui riponevano. Una fede che nasceva in loro stessi, come se nel proprio intimo fossero stati Apostoli sin dalla nascita. Potrei portare decine, forse centinaia di esempi di grandi realtà nate dal niente, derise dal mondo accademico ed istituzionale ma divenute STORIA solo grazie alla volontà, alla determinazione e –soprattutto- alla fiducia di chi era chiamato ad edificarle. Allora, grido con forza il mio umile ma convinto “Basta!”. Basta, col metter in discussione le origini del nostro Ordine, che pur forte di solida documentazione, è tale e, come tale si accetta o meno. Basta, alle voci (che si leggono in giro su Internet o –peggio- si odono dalla bocca di alcuni Fratelli) circa le azioni di colui che riconosciamo come ultimo Gran Maestro, fonti di ambiguità, sospetto ed umani errori. Di coloro che hanno avuto un potere da amministrare si è sempre detto male e spesso sono stati oggetti di scandali “ad hoc” per screditarli. Il mondo Templare, purtroppo sin dagli inizi non è stato esente da simili politiche dall’esterno (la condanna del Maestro De Molay né è esempio lampante), ma ciò che lascia basiti è che se molti contestano la nostra scelta di discendenza, nessuno pone dubbi su figure come Palaprat (che tutti gli Ordini Templari, sedicenti, meno sedicenti, massonici, ispanici, americani, accettano come comune Maestro) che storicamente aveva suscitato ben più brusio scandalistico di Pasleau, peraltro molto calunniato ed attaccato anche e molte volte ingiustamente. Basta con gli attacchi all'OR.MO.TE Organisation Mondiale des Témpliers; sostenere che trattasi di un entità inesistente solo perchè non è dato a tutti il farne parte, è una colossale infamia e che sia attaccato in continuazione è solo dovuto al fatto che essi non ne fanno parte né mai sarà loro concesso questo! Nel nostro Sito sono presenti "Documenti Originali" che comprovano l'esistenza dell'OR.MO.TE. (http://www.cavalieri-templari.eu/documenti.htm) fina da anni remoti ed assolutamente non sospetti. Basta, denigrare il nostro “Stato Maggiore” per scelte ed azioni o (e questo è vergognoso) per una sorta di mancato status sociale che sembrerebbero non ricoprire. Quando siamo entrati, se realmente convinti del nostro animo cavalleresco, abbiamo accettato una gerarchia interna e promesso la nostra fedeltà come Fratelli: anche una sola parola contro questa scelta, seppur non produca alcun danno all’Ordine, finisce per svilire le persone che vi danno sfogo e credito in un trionfo di incoerenza: o non siamo in grado di fare una promessa come Uomini, oppure abbiamo scelto di accedere all’Ordine per motivazioni che nulla hanno a che vedere con l’essere Templare, non avendone colto per cieca presunzione la vera essenza. In entrambe i casi, le responsabilità sono nostre e non dell’Ordine. Basta, comportarci come massoni “a basso costo” ricercando scambi economici e professionali in un ambiente dove storicamente si da prima di ricevere. Qui non esiste il noto “do ut des”: nei Templari prima si dà e poi, forse, si riceve qualcosa che non è detto sia di pari valore ma certamente dato con profondo e sincero senso di Fratellanza. Basta con le continue contrapposizioni tra linea Secolare e linea Spirituale. Noi non siamo Monaci, ed anche i nostri Padri lo erano solo per metà. Ma non siamo nemmeno soldati (che ai nostri giorni dovremmo tradurre con “politici”, “affaristi”, ecc.) chiamati ad impugnare le nostre spade in nuove crociate. La via Templare è da sempre da ricercarsi nel mezzo. Il punto di congiunzione tra bianco e nero, il duplice aspetto così ben evidenziato dai due Cavalieri sul medesimo cavallo. Siamo semplici Esseri Umani che hanno l’opportunità di dare voce al proprio modo di intendere la vita in senso Cavalleresco e Cristiano, approfondendo la conoscenza del "proprio io” per poter poi aiutare al meglio il nostro vicino. Basta nel ricercare continui paragoni con altri Ordini come S.M.O.M. e Santo Sepolcro. Secoli di avvenimenti ci separano dalla loro solidità istituzionale ed economica!! Storicamente siamo appena “tornati alla luce”: come poter pretendere anche lontanamente di porci sul medesimo piatto della bilancia? Oggi, prima di tutto dobbiamo concentrarci sul ricreare un collegamento e ricostruire le centinaia di anni che separano il presente dalla sospensione dell’Ordine e per questo occorre sì la preghiera, sì l’aiuto del Signore, ma anche tanti anni di duro lavoro costellati di vittorie e sconfitte per meritarci Tale Aiuto. Noi siamo solo ad un nuovo inizio: molto, forse tutto è da (ri)costruire! Basta ai Fratelli che per stupide diatribe, mancate realizzazioni o obiettivi presumibilmente non raggiunti, prendono le distanze o fomentano nell'ombra. Si sentano essi come Cavalieri che, lanciati con i loro Fratelli ad una carica contro il nemico, a pochi passi dalle linee avversarie, tirino le redini dei propri destrieri fuggendo. Sentano essi gli sguardi sgomenti dei loro Fratelli mentre ricevono i primi colpi inferti dal nemico. Sentano aleggiare su di loro il fantasma del tradimento consumato, se non verso i Fratelli che hanno prima ammaliato e conquistato e poi abbandonato a loro stessi, verso il proprio spirito interiore che per primo hanno raggirato in nome di nuovi orizzonti o “nuove fedeltà”, ad oggettiva testimonianza di quanto fossero deboli le proprie convinzioni attuali e pregresse e forse quelle della loro stessa vita. Per costoro esisterà sempre qualcosa di più in cui credere e per cui fare passi indietro incuranti dei Fratelli che in loro hanno creduto. Se uomini chiamati Apostoli, se uomini chiamati Combattenti o Cavalieri, se uomini chiamati “Uomini”, avessero sempre scelto il “partito migliore” per loro stessi, oggi la storia avrebbe avuto un corso ben diverso, privo di eroi, di moralità, di coerenza e forse della Fede che conosciamo. Il nuovo Anno ci vedrà impegnati in battaglie difficili da cui agogniamo vittorie altrettanto pesanti. Ma ogni Anno altri non è che un impercettibile segmento di tempo rispetto alla Storia e solo l’opera di ognuno di noi nel proprio piccolo, potrà contribuire alla rinascita dell’Orgoglio Templare se non per noi, per chi verrà in futuro. Fratelli che magari un giorno ricorderanno i nostri nomi, ringraziandoci nella loro ritrovata ufficialità di Ordine Sovrano e Militare. Un Fraterno Augurio a NOI TUTTI! Fr.Germano | | Comm.Sr.Floriana Torelli - Cancelliere Internazionale | Cavaliere: Gentiluomo e Fratello | Quando Gondebaldo, Re di Burgundia (501 d.C.) istituì l’Ordalia, i cosiddetti gentiluomini e cavalieri decisero di risolvere le proprie vertenze impugnando le armi in duelli così cruenti da risultare, ai giorni nostri, poco meno di volgari delitti, né onorevoli, né cavallereschi. Quei duelli servivano a difendere falsi ideali e quel mito della cavalleria che altro non era che stupida presunzione e millanteria. Oggi la cavalleria può essere rappresentata solo da onestà, rispetto per le persone, per il lavoro proprio e degli altri, per gli animali e le cose. Solo così un cavaliere è un gentiluomo e un gentiluomo è un cavaliere. Nel discorrere di cavalieri, si usa solo il genere maschile: e le donne? Siamo nel ventunesimo secolo e la domanda mi sembra più che appropriata. So che molti penseranno : “Ecco la solita femminista, la paladina degli eroi in gonnella!”. Né l’una, né l’altra. Se ci sono i gentiluomini al pari, si deve parlare di gentildonne, non certo lo stereotipo femminile dei romanzi dell’ottocento, ma le donne che oggi sanno vestirsi della stessa onestà e rettitudine dei lori fratelli cavalieri. Quindi si è cavaliere uomo o donna, così come si è cavaliere bianco o nero, ricco o povero, senza differenza di casta o religione, del Sud o del Nord; cavaliere che odia oltraggi, offese, ingiustizie, che fino a prova contraria, parte dal presupposto che chi gli sta di fronte sia leale od onesto quanto lui. Il cavaliere deve avere la forza di rispettare il credo religioso, filosofico, politico e perfino sportivo di un suo simile. Solo così ci si può fregiare di questo titolo che non gratifica la nostra esteriorità, ma appaga il nostro cuore e la nostra anima. Il Col. Jacopo Gelli, cultore e storico della cavalleria, ha redatto intorno al 1926 un Codice Cavalleresco Italiano, che stabiliva, delle norme che qualificavano le caratteristiche di un cavaliere e, regolamentavano, tra l’altro, i famigerati duelli. Oggi possiamo usufruire di tali indicazioni, solo per aiutarci a dare forma alla figura di un moderno cavaliere-gentiluomo; ed ecco quelle che possiamo chiamare “regole d’oro”: un cavaliere non può dirsi tale quando vende il proprio onore per difendere cause sbagliate o inique cercando di trarne altresì un profitto personale, quando si macchia di turpi azioni contro i genitori, i fratelli, la propria compagna, quando si prende gioco d'anziani, handicappati, quando non rispetta i bambini e anche quando si accanisce contro gli animali. Un cavaliere non deve fare uso di droghe ed abusare di alcolici, essere dedito al gioco d’azzardo e non deve fare mercimonio del proprio corpo; non è degno neppure chi si è macchiato di spergiuro, peculato o corruzione, chi si è appropriato di denaro altrui, soprattutto se stato raccolto a fini benefici e per nobili cause, chi si è fatto espellere per palesi cause di disonore da altre Associazioni ed Ordini, chi non ammette le proprie colpe ed errori, chi denigra il suo prossimo a parole o a mezzo stampa ed altri metodi di comunicazioni di massa. E l’elenco non finisce qui: non sono cavalieri i traditori degli amici e della propria Patria, gli usurai, i calunniatori e gli adulatori. Il filosofo Diogene di Sinope cercava con l’aiuto di una lanterna “l’uomo perfetto”; il compito di un cavaliere è quello di operare per essere il più possibile vicino a quell’utopico modello; ma per fare ciò ci vogliono sforzi e lavoro e molto tempo, ci sono difficoltà ed ostacoli, tanti e tanti ancora. Ma, come si dice? Dopo una caduta da cavallo bisogna risalire subito in sella, darsi una pulitina al “mantello” e proseguire. Il gentiluomo che vuole diventare cavaliere del Tempio, dovrà dunque avere anzitutto i requisiti dell’onestà, della rettitudine, della disponibilità verso il prossimo, in poche parole essere il giusto cittadino di un mondo che deve tentare con ogni sforzo di rendere migliore e vivibile per tutti. Deve inoltre tenere presente che se anche riuscisse ad ingannare con false asserzioni e comportamenti i fratelli Templari, sarebbe solo temporaneamente perché i fatti e soprattutto le sue opere svelerebbero la sua vera indole e perderebbe inevitabilmente il suo posto nell’Ordine del Tempio e nel cuore dei fratelli. Concludendo, la formula è semplice: Gentiluomo = Fratello = Cavaliere; non dobbiamo compiere atti clamorosi, imprese faraoniche per essere cavalieri; dobbiamo solo vivere la nostra vita come le leggi morali ci suggeriscono, ed essere solo delle BRAVE PERSONE. Sr. Floriana |
| | Alexandria | Allocuzione | "Il cardinale Tarcisio Bertone ha bollato Il codice Da Vinci come un mucchio di bugie", scrive il New Zealand Herald
L'arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone, ha infranto il silenzio che la chiesa cattolica si ostinava a mantenere riguardo al romanzo Il codice Da Vinci dello scrittore statunitense Dan Brown "Il cardinale italiano ha bollato il libro come un mucchio di bugie e invitato i proprietari di librerie cattolici a togliere questo romanzo dagli scaffali. Ha detto anche i buoni cattolici non dovrebbero leggerlo perché semina dubbio e confusione". Dice il Cardinale in un comunicato dell'Arcidiocesi di Genova: «Sono rimasto davvero stupito che un libro fondato su tante inesattezze e su innumerevoli falsità abbia potuto avere il successo che ha avuto» ha dichiarato il Cardinale Bertone, «La diffusione mondiale del volume è direttamente collegabile all'ignoranza di alcune delle più elementari nozioni di storia e di religione. Meraviglia soprattutto che il volume si sia diffuso così tanto presso i nostri ragazzi e nelle nostre scuole tanto che molti giovani sono indotti a ritenere che le tesi esposte nel romanzo siano vere».
Ma Chi è Il Cardinale Tarcisio Bertone ?
Sua Em.za il Card. Tarcisio Bertone è nato a Romano Canavese (Provincia di Torino e Diocesi di Ivrea) il 1° dicembre 1934, quinto di otto figli. Ha ricevuto, nella parrocchia dei SS. Pietro e Solutore, il Battesimo il 9 dicembre dello stesso anno. Ha compiuto i suoi studi medi a Torino, nell'oratorio di Valdocco, passando direttamente al noviziato di Monte Oliveto (Pinerolo) attratto dalla vocazione salesiana. Fece la prima professione religiosa il 3 dicembre 1950, e ricevette l'Ordinazione Presbiterale, dalle mani di Sua Eccellenza Mons. Albino Mensa, Vescovo di Ivrea, il 1° luglio 1960. Il 1° giugno 1989 è stato eletto Rettore Magnifico dell'Università Pontificia Salesiana, l'"Università di Don Bosco per i giovani". In data 1° agosto 1991 il Santo Padre lo ha chiamato alla guida della più antica Diocesi del Piemonte, come Arcivescovo Metropolita di Vercelli. La sua azione pastorale fu orientata innanzitutto a sviluppare una profonda e cordiale comunione con i sacerdoti all'interno del presbiterio Diocesano. Inoltre si incentrò negli ambiti della fede e della cultura (rapporto Chiesa-Università del Piemonte orientale); dell'educazione (pastorale giovanile e insegnamento della religione nelle scuole di ogni ordine e grado); della pastorale vocazionale (cfr. Lettera pastorale "Vieni e seguimi" del 16 luglio 1993). In data 28 gennaio 1993 è stato nominato dalla CEI Presidente della Commissione Ecclesiale Giustizia e Pace e in tale ufficio ha promosso ricerche e iniziative per l'educazione alla legalità, alla giustizia e alla moralità. Il 13 giugno 1995 Giovanni Paolo II lo ha nominato Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede confermando così la consegna data da S. Eusebio, protovescovo di Vercelli, e assunta nel motto episcopale: "Fidem custodire concordiam servare". In un fitto rapporto con gli Episcopati di tutto il mondo ha collaborato con il Card. Joseph Ratzinger nella promozione della dottrina della fede e del progetto morale cristiano, secondo le finalità proprie della Congregazione (si vedano alcuni dei più significativi documenti: Dichiarazione "Dominus lesus", Regolamento per l'esame delle dottrine, Normativa sui delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, il primato del successore di Pietro nel mistero della Chiesa, Testi del Magistero sulla professione di fede, ecc.). È stato incaricato dal Santo Padre di curare la pubblicazione della terza parte del "segreto" di Fatima (vedi: Il messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana 2000). È stato nominato dal Santo Padre Membro del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e Membro della Congregazione per la Dottrina della Fede. Dal 2 febbraio 2003 è Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Ligure. Il giorno 21 ottobre 2003 con la solenne celebrazione in San Pietro è stato creato Cardinale di Santa Romana Chiesa da Papa Giovanni Paolo II. Ha partecipato al Conclave che ha eletto il 19 aprile 2005 il Santo Padre Benedetto XVI.
Grazie Eminenza, per tutto questo. Credo che Sua Eminenza sia uno dei riferimenti culturali e teologici più importanti per ogni Cristiano e per ogni Cavaliere Templare. Un forte abbraccio in Cristo a tutti Voi, Fratelli e Profani. |
| | Comm. X° Ultra | Allocuzione | Il romanzo di Dan Brown, nella sua forma narrativa, rientra in quel grande filone di attacchi, che da secoli, cercano di minare il Cristianesimo alle sue basi. Infatti se il Dogma, sfugge alla fine da ogni confronto, la storia, invece può facilmente essere contestata, soprattutto quando ci si trova davanti ad una religione che tra le pagine della storia dell' Umanità, riesce a trovare e a dare un senso alla Rivelazione e alla Verità. Infatti, nell'ottica fondante del Libero Arbitrio, e di una Volontà, che nella sua forma più pura ci ha lasciato la Libertà, riscontriamo come questa Verità, si adopera nella vita dell' uomo liberamente per affermarsi come un fatto, e non come un mero accadimento ( succede perchè deve succedere). Teologicamente, possiamo rifarci alle 5 motivazioni paventate da Corrado Gnerre: 1) Per la Verità che riconquista l'umanità dopo il peccato originale: la Storia della Salvezza 2) per l' Incarnazione che è il Dio che si fa veramente uomo ed entra, altrettanto veramente, nella storia dell' uomo 3) per la Chiesa come "luogo" in cui poter incontrare Cristo. Una delle più belle definizioni della Chiesa è quella che indica come il prolungamento della presenza di Cristo nella storia degli uomini 4) per il Mistero della Santa Messa, che è la riattualizzazione vera ed incruenta del Sacrificio di Cristo sulla Croce; dove dunque il mistero si fa continuamente presente nella storia dell' uomo 5) per la presenza reale, vera, in Corpo Sangue e Divinità di Cristo nell'Eucarestia. Una presenza reale del divino, incontrabile duemila anni fa in Palestina e oggi ancora realmente incontrabile nell' Eucaristia. In questi punti, risiede la peculiarità del Cristianesimo e del suo rapporto privilegiato con la storia, rapporto che lo rende a differenza di altre religioni massimamente verificabile. La stessa presenza continua del miracolo e del prodigioso nella storia umana e che la religione cattolica riconosce come possibile è il segno di questo rapporto privilegiato, è il segno della presenza della Salvezza negli avvenimenti umani della Volontà da parte di Dio di ricondurre l' uomo e la storia dell' uomo a Lui. Dall' incarnazione alla Parusia si è nel cosiddetto già e non ancora: già perchè la Salvezza è già presente; non ancora perchè il Regno di Dio ancora non ha trionfato completamente. Quindi facendo attenzione, alla Storia dell' uomo, e alle sue mille visioni, possiamo riallacciare quella matassa di fili rossi, che conducono verso un unico gomitolo, gomitolo costituito dal Cristo, e fili che sono tanti, quanto i credenti che uniti formano la Chiesa che per sua natura e vocazione tende sempre a tornare all' Unico. A cercare di impedire tale ricongiunzione, si inseriscono tutti i romanzi e le pseudo rivelazioni, che fanno capo a diversi movimenti e filosofie. Non è questa la sede, per confutare le singole menzogne del romanzo, ma piuttosto ad analizzare lo scopo di questa opera: ovvero tagliare i legami che tengono uniti i fili al gomitolo, portando alla negazione costitutiva del legame tra Cristo e la sua Chiesa. Nel corso del tempo, gli attacchi hanno via via, aggiustato il tiro: non potendo negare la presenza storica del Cristo, non riuscendo a ridurlo ad una specie di rivoluzionario, non riuscendo a screditare l' Istituzione, si è spostata la mira sulle pietre che costituiscono la base della Verità: i Vangeli, sopratutto attraverso la reinterpretazione in chiave moderna della figura del Messia, che in qualche film di ultima produzione americana è raffigurato come un belloccio palestrato che mostra arroganza e supponenza............(non mi riferisco alla Passione). Se la Chiesa è Sposa del Cristo,unita dalla Volontà del Padre e dalla Fede consacrata nel Sacrificio perchè mai il Cristo avrebbe dovuto allontanarsi da Lei ? Perchè, secondo la tesi del libro, sarebbero esistite due Chiese una apostolica, malefica e negatrice, e un altra sommersa: ad un conoscitore di storia medioevale, balzerà all' occhio la collocazione temporale di queste due "chiese" una fedele a Costantino, un altra formatasi subito dopo. Qui entrano in gioco i famosi vangeli apocrifi, i quali secondo le tesi della Chiesa "underground" sarebbero quelli veritieri, ma che la scienza e la storia, purtroppo per loro, li data come posteriori a quelli canonici. Infatti i vangeli apocrifi vanno collocati dal II secolo in avanti, e molti vennero scritti sopratutto per soddisfare quella necessità di conoscenza che il popolo anelava, su piccoli episodi di vita quotidiana, o su gli elementi fantastici e altamente stupefacenti ( la volta celeste che si ferma ad esempio ) che servivano a dare quelle spiegazioni, che la Dottrina nella sua complessità all' inizio non poteva esprimere (andando a mutuare nei fondamenti della filosofia greca alcuni aspetti filosofico-pratici). Qualcuno potrebbe obiettare sulla datazione dei Vangeli Classici, ebbene, tale datazione in verità venne messa in discussione nel periodo dell' illuminismo, anche da una parte del Clero (il più progressista ) il quale sosteneva che una certa tradizione, non fosse imputabile a testimoni oculari, ma alla trascrizione delle prime comunità Cristiane (secondo la teoria del Schleiermacher e del Baur), tralasciando però gli autorevoli pareri degli esperti, i quali ritrovarono negli elementi di greco dei primi Vangeli aramaico ed ebraico ( Mc. 4,1 HO DESIDERATO DESIDERIO, ad esempio e' un slang proprio dell'aramaico ). A rinforzo della Chiesa e della sua Storicità, è intervenuto un importantissimo ritrovamento, un frammento di Vangelo di Qumran il 7Q5 e il P64 (conservati ad Oxford). Tale località Qumran era la sede di una setta di monaci, che vennero spinti nell'altopiano da Vespasiano nel 66 d.C. Solo nel 1972 ad opera di un papirologo spagnolo padre Jose O Callaghan, si scopri che il frammento conteneva un pezzo del Vangelo di Marco 6,52-53, tramite l' utilizzo di Ibiskus, un programma studiato appositamente per il confronto dei frammenti di scrittura con tutte le opere esistenti. A quel punto l'accento cade sulla datazione di tale frammento: una prima scuola paventava l'anno 66-68 d. C., ma l' esame della scrittura dimostra come lo stile è anteriore agli anni 50, e che questo frammento deriva da una traduzione del Marco originale che era stato scritto a Roma in ebraico, tradotto in greco ed inviato a Qumram: pertanto l' originale di Marco necessariamente è datato tra il 40 e il 42 d.C., ovvero al momento della presenza in vita dei testimoni oculari, facendo cadere dunque ogni teoria in merito alle prime comunità e alle due chiese, rilegando gli altri movimenti di pensiero ad eresie più o meno estese (basti pensare al giovannitismo, o allo gnosticismo). Il Cristianesimo, è storicismo, dimostrato e dimostrabile, come lo è sempre stata la presenza della Provvidenza e della propensione del ritorno al Cristo di tutta la sua Chiesa. + fr. Tullio |
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