Il discorso originale di papa Urbano II è andato irrimediabilmente perduto, ma è stato ricostruito grazie agli scritti dei cronisti dell’epoca. Da queste pagine emerge la stessa intensità di toni e parole che il pontefice utilizzò in quell’occasione, con un’appello particolarmente commovente rivolto agli ascoltatori affinché accorressero in aiuto “ai devoti di Cristo, mentre c’è ancora tempo.” Questo non era soltanto il desiderio del papa, ma una volontà divina: “Deus le volt” fu il grido che risuonò quasi all’unisono dall’assemblea, diffondendosi poi in tutte le regioni d’Europa. Nel frattempo, i pellegrini armati si preparavano per intraprendere il cammino verso la liberazione della Terrasanta e per difendere la città di Costantinopoli dalla minaccia degli infedeli.
Le testimonianze storiche narrano che i vescovi che parteciparono al concilio, al loro ritorno nelle rispettive diocesi, si dedicarono con fervore a diffondere l’appello di Urbano. Con zelo, inviarono predicatori persino negli angoli più remoti della Cristianità per parlare del “pellegrinaggio armato” (ancora non denominato crociata), un’impresa voluta dal Signore. L’emozione travolgente, alimentata anche dalla prospettiva della remissione dei peccati come ricompensa per i partecipanti, colpì individui di ogni età e classe sociale. Nobili e contadini, mercanti e religiosi, soldati e artigiani si unirono all’impresa, tutti indossando la croce rossa cucita sulle loro vesti. Questo simbolo rappresentava il riconoscimento della loro trasformazione in “soldati di Dio”, ovvero “crociati”.
Nonostante la situazione nel Vicino Oriente fosse effettivamente motivo di preoccupazione, è importante sottolineare che Gerusalemme era stata conquistata dal califfo Omar nel lontano 638, ossia quasi quattro secoli e mezzo prima dell’epoca considerata. Curiosamente, nel corso di tutto quel tempo, tale situazione non aveva suscitato particolare inquietudine da parte di nessuno. Inoltre, l’evento più significativo che coinvolgeva l’esercito bizantino nelle mani dei selgiuchidi risaliva a circa vent’anni prima, rendendo la tempistica dell’insorgere delle preoccupazioni piuttosto interessante.
Gli scontri tra bizantini e turchi ebbero inizio nella prima metà dell’XI secolo, caratterizzati da sempre più frequenti scaramucce. A partire dal 1047, con la vittoria bizantina a Erzurum, cominciò una lunga serie di combattimenti e assedi, spesso a favore dei turchi. La battaglia finale, disastrosa per i bizantini, avvenne a Manzikert nel 1071, segnando la fine di quello che potrebbe essere definito il periodo delle “crociate bizantine”. Ciò lasciò campo libero ai selgiuchidi per la loro progressiva avanzata in Anatolia, senza che l’impero bizantino tentasse ulteriori resistenze.
In quel periodo, Bisanzio affrontava una profonda crisi, con il manifestarsi di violenti contrasti armati per la designazione dell’imperatore. Le famiglie nobili erano principalmente preoccupate a difendersi dalle insidie dei propri correligionari, trascurando quasi del tutto la minaccia dei selgiuchidi ormai prossimi alle porte della capitale.