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SANTA PASQUA 2009-891

 

Cari amici e fratelli,

mentre mi preparo a dare inizio alla Veglia pasquale che con il canto dell’Exsultet proclama la vittoria di Cristo sulla morte voglio assicurarvi il ricordo fraterno e affettuoso nella preghiera.

Anche noi siamo chiamati allo stupore e alla gioia dinanzi alla tomba del Signore risorto. Vogliamo con semplicità e in spirito di fede entrare nel sepolcro, considerare il lino che avvolgeva il suo corpo, il sudario e le bende. Gesù è risorto e ha vinto la morte.

Il nostro tempo vede l’acuirsi di uno scontro che da duemila anni emerge qua e la nel mondo. Si tratta del tentativo di negare la storicità e quindi la verità di Cristo Gesù Signore. Dinanzi alla sua tomba vuota vogliamo ravvivare la nostra fede e fortificare la nostra speranza, con il cuore aperto a tutti coloro che in quest’ora soffrono e pregano affrontando un’ora difficile e faticosa della vita.

Buona Pasqua

 Don Giovanni

 

S. Natale 2008 - PIAZZA S.STEFANO DI CERNOBBIO (CO)

Ritorna il Natale

Si rinnova l’attesa, riappaiono le luci, riemerge (anche in tempo di crisi) l’attrattiva del consumo. Il Natale è certamente una delle date del calendario segnate da un lavorio frenetico di attesa e di preparazione. E così si cade ancora una volta nella terribile illusione che il Natale sia una nostra costruzione, che se così fosse, sarebbe anche lecito cambiargli nome e trasformarlo in una delle tante feste cariche di illusioni e di idealismo, come siamo da tempo abituati a celebrare.

Ma il Natale non qualcosa che facciamo noi e non è una festa adatta a illusioni passeggere o per tracciare idealistiche riflessioni intorno ai valori che devono illuminare la vita degli uomini.

Il Natale lo si capisce solo ponendosi sul versante di quello che ci è donato da un Dio che, ci ricorda Giovanni nel suo vangelo, «ha tanto amato gli uomini da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Gesù non è il risultato di una illusione, non è il frutto del mito, non è una storiella carica di patos, che serve a rinnovare i sentimenti nobili (se ci sono) nell’animo degli uomini. Gesù è una persona, un bambino in carne e ossa, che è il Figlio unigenito del Padre. La storia della nascita di Gesù è storia vera, la storia della sua vita è storia vera.

San Giovanni, sempre nel suo vangelo ricorda: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14).

Il nostro tempo (la cultura sazia e smarrita, superficiale e presuntuosa, in cui viviamo) vorrebbe farci pensare a Gesù come a un semplice ideale, che a Natale si rispolvera, si sa, per essere più buoni. La fede (che è diversa dal buon senso umano) ci ricorda invece che Gesù è uno di noi in carne e ossa, proclama che: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).

Il vangelo ci dice così la cosa più semplice e più vera. Ci ricorda che a salvarci è la carne di Gesù, che la nostra salvezza passa dalla carne di Gesù. E’ la sua persona concreta, vera, reale, storica di Figlio unigenito del Padre che ci dona salvezza. Non sono gli ideali che il Natale suscita in noi o i valori illusori che ci ispira a salvarci. E’ la sua carne, la sua presenza viva e vera, la nostra salvezza.

Quello che Lui farà per noi con l’annuncio del vangelo sulle strade di Terra Santa; i suoi miracoli; la sua sapienza; le persone che incontra e chiama alla sua sequela; la rivelazione della sua identità di Figlio del Padre; la sua passione, morte e risurrezione; i gesti di salvezza da Lui compiuti perdonando i peccati e celebrando l’Eucaristia; il dono dello Spirito Santo … sono opera della sua carne, della sua azione di Figlio del Padre nella storia concreta degli uomini.

Gesù allora non è una creazione della mente umana e saggia di qualche persona eccelsa, che, raccontandoci la favola della nascita di Gesù, vuole nobilitare il nostro animo e richiamarci a valori assoluti e necessari.

Gesù è l’inviato di Dio nella storia degli uomini per liberarci dal male e per farci diventare come Lui. «A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Gv 1,12-13). Gesù è davvero come me e come te, in carne e ossa, l’unico che può salvarci dal male.

Celebrare il suo Natale richiede a noi di accogliere il suo dono, la sua persona concreta, reale, la sua carne. Celebrare il suo Natale richiede a noi di riconoscere non innanzitutto ciò che è nostro, ma soprattutto ciò che è suo e ci è donato. Celebrare il suo Natale richiede a noi di rinnovare lo stupore per il suo donarsi e di abbandonare le nostre illusioni. Celebrare il suo Natale vuol dire accogliere la sua carne che è l’unica via della salvezza.

La sua carne si ripropone a noi oggi nella sua Chiesa, nei suoi sacramenti, nella sua parola, nei fratelli.

Buon Natale.

 

 Il mio augurio e il mio abbraccio a tutte le sorelle e i fratelli “poveri cavalieri di Cristo”, grazie in particolare a chi si è fatto vivo anche con qualche sms.

Guardiamola bene questa stella, è un luogo a noi caro, una grazia che ci riguarda da vicino, un mistero che ci avvolge.

Grazie a tutti i cappellani dell’Ordine e a tutti voi Cavalieri di Cristo e per Cristo .

don Giovanni

 

S. Natale 2007 - PIAZZA S.STEFANO DI CERNOBBIO (CO)

Desidero in questo momento augurare a tutti i cavalieri un santo e gioioso Natale. Che la benedizione del Signore vi accompagni. Anche a voi voglio offrire una semplice riflessione in preparazione al Natale.
 
DIO E’ AMORE
 
Nessuna religione si è spinta a tanto, anche perché nessuna religione, se non il Cristianesimo, proclama un Dio che si fa uomo per salvare tutti gli uomini. “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv. 3,16).
E’ il mistero del Natale, che ci prepariamo celebrare, a richiamarci che Dio è amore. Questo significa che l’amore ha in Lui la sorgente, il modello, il significato vero e ultimo.
Quella dell’amore appare come una regola suprema nelle varie forme religiose e lo possiamo documentare.
Il buddismo sentenzia: “Non ferire altri nel modo che tu riterresti doloroso per te”; l’induismo: “Questa è la forma del dovere: non fare ad altri ciò che farebbe soffrire te, se rivolto contro di te”; il confucianesimo: “Questo è il massimo dell’amorevole gentilezza: non fare ad altri ciò che non vorresti che altri facessero a  te”. Anche le tre religioni monoteistiche conoscono affermazioni simili. Dice l’ebraismo: “Ciò che è odioso per te non farlo al tuo prossimo. Questa è tutta la legge; tutto il resto è il suo commento”; l’islam: “Nessuno di voi è un credente finché non ama per il fratello suo ciò che ama anche per se stesso”; e il cristianesimo: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e profeti”. Possiamo concludere questa rassegna citando la religione tradizionale africana: “Ciò che dai (o fai) ad altri, essi danno (o fanno) a te in cambio”.
Possiamo chiederci se il cristianesimo abbia semplicemente copiato o se quella che è comunemente definita la regola d’oro abbia una sua specificità, uno statuto particolare nel cristianesimo.
Credo che la differenza si debba individuare nel considerare che quando da cristiani parliamo di amore non ci rifacciamo semplicemente al più grande sentimento o valore per la vita degli uomini, ma per noi questo sentimento o valore trova il suo riferimento e il suo modello nella vita concreta di una persona: Gesù di Nazareth Figlio di Dio.
Celebrare il Natale è per noi celebrare l’amore che si rivela, si manifesta, si fa conoscere nella persona reale e concreta di Gesù. Celebrare il Natale significa riconoscere l’amore di Dio che ci precede e ci accompagna. Celebrare il Natale significa promuovere rapporti di fraternità e di comunione che hanno come sorgente e motivazione l’amore di Dio donato a noi in Gesù.
Al mondo vogliamo dire che Gesù di Nazareth è la rivelazione piena, vera e definitiva di Dio, proprio perché in Lui ci è donato l’amore di Dio che trasforma e rinnova ogni cosa, che fa nuova la creazione e ci invita ad essere testimoni e portatori del suo amore.
Se il Natale è la rivelazione dell’amore di Dio nel Verbo fatto carne siamo chiamati a celebrare il suo Natale nella fede vera, che ci fa dire che solo Lui è il salvatore di tutti gli uomini e siamo mandati a proclamare il suo amore attraverso la testimonianza di una sincera carità tra noi.
Essere uniti nell’amore dunque non sarà mai per noi un espediente, un modo per dichiarare la nostra specificità distinguendoci da altri, un atteggiamento di difesa. Essere uniti nell’amore significa annunciare la verità che ci fa liberi in Gesù di Nazareth, significa dire che solo il suo amore salva e non c’è altro Dio che può salvare, che solo l’amore di Dio rivelato in Gesù è la sorgente di un mondo nuovo, che Gesù di Nazareth è l’amore dato e presente tra gli uomini a donare salvezza.
Buon Natale.
 
   don Giovanni