BENEFICENZA

 

 

Santa Pasqua con i bambini del carcere di Rebibbia (RM)

 

 

GIORNATA DI VENERDI’ SANTO - 25 MARZO ‘05 

"Noi tutti vogliamo aiutarci vicendevolmente. Gli esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della reciproca felicità.  Non vogliamo odiarci e disprezzarci”.

La cupidigia ha avvelenato l'animo degli uomini, ha chiuso il mondo dietro una barricata di odio, ci ha fatto marciare verso l'infelicità e lo spargimento di sangue. 

La nostra sapienza ci ha resi cinici; l'intelligenza duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che d'intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e di bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto. 

L'aereo, la radio e internet ci hanno avvicinati. E' la natura di queste cose a invocare la bontà dell'uomo, a invocare la fratellanza universale, l'unità di tutti noi. Ciò che scriverò raggiungerà milioni di persone in ogni parte del mondo, sperando di poter toccare il cuore di ognuno di Voi…già…perché solo battendoci per un mondo migliore, un mondo in cui la scienza e il progresso conducono alla felicità di tutti…cercando di abbattere queste barriere che ci classificano, ci dividono….. eliminiamo l’odio e l’intolleranza che spesso vige in noi tutti….

   Il venerdì Santo c.m. alle ore 10.30 la commenda di Roma è andata a visitare le detenute del carcere Rebibbia  con i relativi bimbi.

  Purtroppo per questioni di sicurezza non ci hanno permesso di fare fotografie.. Descrivervi quindi tutte le sensazioni, l’emozione, i loro occhi così tristi…i loro bisogni….credetemi non è facile …bisogna vivere questa esperienza per poter  capire…per poter riflettere, già, perché ammetto che ognuno di noi ha diversi preconcetti nei confronti del detenuto, siamo abituati a vivere avvolti nella rete dei nostri pregiudizi, delle nostre ideologie politiche o religiose, e non ci rendiamo conto che questo fatto crea enormi divisioni nel mondo…  

Dovevate vedere i loro occhi, così pieni di gioia, per cosa poi? Non  per un uovo….ma perché qualcuno si ricordava  di loro. 

 

   

Gli educatori ci raccontavano che i bimbi, detenuti con le madri nelle sezioni “nido” dei penitenziari femminili, tra le prime parole che imparono a pronunciare sono : mamma,  apri, chiavi, guardia, aria….. 

Dovevate sentirle quelle parole “apri”  dove quella “r” si inceppa nella lingua e “apri” diventa “api”, ma non importa perché per quei bambini, a due anni in carcere, quella parola “apri” è molto di più, significa uscire…poter vedere la luce del Sole, il giardino, il muro di cinta, il cortile d’asfalto. Lì si interrompono i loro orizzonti, la linea si spezza…il mondo sembra una scatola a sbarre piene di regole e di divieti dove è meglio piangere piano, strillare piano, correre piano…….

Vi siete mai domandati come crescono i bambini in questi luoghi??? 

Beh… sono luoghi dove le porte sono sempre chiuse, le finestre hanno le sbarre, gli adulti portano la divisa e la pistola; la notte si svegliano piangendo per i brutti sogni o per i rumori in prigione…. 

In tutta Italia saranno una miriade i bambini carcerati da zero a tre anni che trascorrono i loro primi mille giorni di vita (i giorni più preziosi) in una cella…..

Non avete idea di come possa stringersi  il cuore nel vedere quei bambini correre dietro gli educatori  prendendoli per mano e chiedendogli “aria” …già perché come può un bimbo crescere se i suoi occhi sbattono tutti i giorni contro un muro e il suo sguardo confina fin dalla nascita con un orizzonte che non può valicare un muro di cinta??????

Giusto, è assurdo che crescano in cella, ma nello stesso tempo è una tragedia. Perchè il distacco è insopportabile per entrambi, e perché il futuro di questi bambini, che comunque in carcere sono protetti e curati, diventa ancora più incerto….

Affidamento, adozione, case famiglia ed istituti, sono tutte parole che ogni giorno entrano nelle case con le loro problematiche nobili e meno nobili ma delle quali difficilmente si riesce a percepire il reale significato, le sfaccettature, ma soprattutto quasi sempre vengono considerate da un punto di vista adultocentrico.

 

Argomenti difficili, sia per la specificità della materia, ma soprattutto per la delicatezza del tema. Su tale fronte è stato imperniato il pomeriggio; difatti siamo andati a far visita ai bambini presso una casa famiglia ubicata nel quartiere popolare della zona Portonaccio. 

Dovevate vedere le espressioni di questi bambini quando abbiamo consegnato ad ognuno di loro il proprio uovo di Pasqua…erano così felici…come potevamo privarli di questa gioia?

Naturalmente all’interno delle case famiglia la realtà è molto differente rispetto a quella del carcere Rebibbia…i bambini sono molto più liberi di esprimersi, non sono vincolati a fasce orarie, hanno una stanza giochi ben luminosa e piena di attrezzature, insomma, vivono una quasi normalità, già perché rispetto ad altri bimbi non sanno che vuol dire il calore di una casa, le attenzioni di una famiglia, non devono condividere le attenzioni con altri, o gli abiti o i giocattoli….oltre ad essere defraudati del loro diritto di  crescere all’interno del normale ambiente protetto (famiglia), già perché spesso conoscono solo gli educatori e meno la madre, e del diritto all’istruzione (uno degli art. fondamentali della nostra Costituzione), subiranno anche l’emarginazione sociale dettata dalla falsa bontà e dalla reale ipocrisia umana.

Vogliamo forse far pagare a questi bimbi le colpe dei loro genitori? O forse stanno già espiando colpe non ancora commesse?? 

Come poveri cavalieri di Cristo, lo spirito di Dio ha operato grandi cambiamenti nella nostra vita, perciò cerchiamo di dare di più di noi stessi, del nostro tempo, delle nostre finanze e dei nostri talenti.

E come scrisse qualcuno “Dio stesso ha scelto per se tali uomini ed ha raccolto dai confini estremi del mondo questi suoi ministri”.

T.f.A. Sr. Chev. Mariafrancesca Malaponte